Gli impianti funzionano?

Gli impianti funzionano?

Una domanda che i pazienti mi rivolgono più di frequente è se gli impianti funzionano.

È troppo riduttivo tranquillizzare il paziente dicendo che “sì, stia tranquillo perché gli impianti funzionano benissimo ed è un’ottima terapia”. Questo è vero, ma occorre essere molto chiari perché, come in tutte le cose, ci sono aspetti positivi e aspetti negativi, che vanno chiariti con grande franchezza prima di eseguire questa terapia e che vanno compresi appieno al di là di firmare moduli prestampati, parlando con il paziente.  Presso il mio studio l’aspetto informativo diretto, con colloquio approfondito, è parte integrante della terapia.

Aspetti positivi

- Una vite in titanio è in grado diintegrarsi nell’osso. Se ne accorse per primo Branemark in Svezia negli anni Ottanta. L’osso ospita una vite in titanio che si integra senza dare una reazione da corpo estraneo, ma anzi l’osso aderisce al titanio della vite creando un sigillo che consente la permanenza nel tempo della vite, anche in una bocca in cui la piorrea sta facendo perdere i denti.

Questa proprietà è mostrata solo dal titanio.

Questa proprietà è mostrata solo dal titanio.

- Un impianto integrato nell’osso (“impianto osteointegrato”) può sostenere un dente che funzionalmente e esteticamente è identicoai naturali.                       

Può anche svolgere altre funzioni soprattutto in protesi mobile come attacco.

- Un impianto osteointegrato sano ha una gengiva perfettamente sana    

- Durata degli impianti: un impianto osteointegrato ha una durata indefinita che spesso supera i dieci, venti e anche trent’anni: molti impianti dei tempi di Branemark sono tuttora in bocca, come in questo esempio in cui sono in bocca da ventisette anni.

- Lecondizioni post-operatorie dopo un intervento di implantologia sono generalmente molto buone, specie quando si inseriscono solo uno o due impianti. Di solito si ha un po’ di dolore subito dopo la fine della anestesia per una o due ore, poi si sta bene. Solo dopo due o tre giorni può presentarsi un po’ di fastidio e/o gonfiore transitori che scompaiono ad una settimana. L’impatto post-operatorio è inferiore ad una estrazione complessa o ad un intervento parodontale

- La presenza di impianti osteointegrati in bocca non interferisce a livello di esami come tac o risonanze magnetiche con o senza mezzo di contrasto anche quando sono in numero elevato

- Il titanio implantare non ha alcun effetto di tipo allergico perché negli impianti non sono presenti metalli, quale il Nichel o il Cobalto, verso i quali ci possono essere intolleranze

Aspetti negativi

Necessità di osso ricevente in quantità e qualità: gli impianti debbono avere osso sufficiente per potere essere inseriti con successo.

1) Quantità: vi sono delle limitazioni nell’osso disponibile date dalle strutture che vi si trovano: vasi, nervi, seni mascellari. Le indagini radiografiche che oggi si eseguono (rx endorali calibrate e tac cone-beam di ultima generazione) consentono una accuratissima definizione dello spazio disponibile , permettendoci di eseguire in assoluta sicurezza la implantologia

2) Qualità: l’osso può essere più o meno denso: più è denso più gli impianti possono essere stabili

3) Dall’inizio della implantologia moderna ad oggi i limiti dati da questi due parametri sono stati sempre più abbassati dall’utilizzo di impianti corti, superfici implantari attive nella osteointegrazione, tecniche rigenerative ossee, tecniche con guide operatorie precostruite. Dai tempi pionieristici di Branemark ad oggi i limiti si sono dunque notevolmente abbassati, permettendoci l’utilizzo di impianti in un numero di casi sempre maggiore, sebbene comunque non sempre si possono fare impianti

Rigetto immediato: vi sono casi in cui l’impianto inserito non attecchisce e non si integra nell’osso. Nei giorni successivi all’introduzione fino a tre/quattro settimane l’impianto presenta dolenzia e spesso instabilità. Con radiografia endorale si osserva in genere un alone di radiotrasparenza.

Quando ciò si verifica occorre rimuovere prontamente l’impianto. Si aspetterà la guarigione poi si procederà ad una successiva nuova introduzione.

La percentuale di questi casi è molto variabile e dipende da moltissimi fattori dovuti sia all’operatore (esperienza, tecnica operatoria, materiali usati) sia al paziente (sede ossea, fattori di rischio). Nel mio studio si può stimare una percentuale- in linea con la letteratura- dell’ordine del 5% nella globalità dei casi.

- Perimplantite: una volta che l’impianto è integrato e di conseguenza caricato con un dente o con altre strutture protesiche, si può verificare nel tempo un processo di riassorbimento dell’osso in cui l’impianto è inserito. Questo processo, paragonabile alla “piorrea” che fa perdere i denti, si chiama “perimplantite” e può colpire l’impianto fino alla sua perdita.

Quanto frequente sia la perimplantite, quanto rapida sia, quale siano i fattori che la favoriscano e quali sono i trattamenti più adatti è in questi ultimi anni oggetto di grande numero di studi che però a tutt’oggi non ha portato a risultati definitivi. Nel mio studio il fenomeno è ovviamente osservabile, ma le percentuali di impianti persi per perimplantite sono minime.

- Fattori di rischio:la terapia implantare è molto più di altre influenzata da alcuni fattori di rischio:

1) Fumo: il fumo aumenta la percentuale di insuccesso tanto che in alcune nazioni come gli Stati Uniti, per problemi di risarcimento, il fumo ad elevate quantità non consente la implantologia
2) Diabete scompensato, malattie oncologiche specie se associate all’uso di bifosfonati e altri farmaci contro la osteoporosi metastatica: non permettono la implantologia

Conclusioni

La risposta alla domanda che ci siamo fatti all’inizio, “gli impianti funzionano”, è: sì. Ma nello stesso tempo devono essere ben presenti gli aspetti negativi che vanno capiti e accettati dal paziente, in quanto- come nel nostro studio diciamo sempre- l’implantologia è una terapia formidabile che va capita e scelta responsabilmente fra le altre che dobbiamo presentare e discutere insieme al paziente.